Il nostro compost per concimare i terreni confiscati alla camorra

Coltivazioni biologiche con la riscoperta di produzioni autoctone e quasi scomparse quali la zucca napoletana o una vecchia varietà di pomodoro dell’Agro nocerino, di forma tonda che tende un po’ ad allungarsi, ottima per fare le passate. Ma anche la ripresa di vigneti con vecchie varietà di Aglianico, Fiano e Falanghina. Tutto questo avviene in provincia di Caserta, su terreni confiscati alla camorra nei comuni di Pignataro Maggiore e Santa Maria La Fossa, ad opera della Cooperativa sociale Apeiron, che aderisce all'associazione Libera presieduta da don Luigi Ciotti. Negli orti di Apeiron sono banditi i trattamenti chimici e si sta utilizzando il compost prodotto da Salerno Pulita con gli scarti di cucina delle famiglie salernitane ( il cosiddetto “organico”). 

“Nell’impianto della zona industriale, che il Comune di Salerno ha dato in gestione alla società partecipata, è infatti ripresa da un anno – spiega Antonio Ferraro, amministratore unico di Salerno Pulita  -  la produzione di compost, che è un buon ammendante per l’agricoltura. Ogni singolo lotto di produzione è certificato da un laboratorio scelto tra quelli autorizzati dal Ministero per le Politiche agricole. L'utilizzo in agricoltura è auspicabile, ma il compost può essere utilizzato anche in altre attività, quali le bonifiche e le rigenerazioni ambientali”.


La cooperativa Apeiron ha ritirato nei giorni scorsi 171 tonnellate di compost per le sue produzioni bio, che per il 70 per cento saranno destinate al mercato del fresco della grande distribuzione e per il restante 30 per cento alla trasformazione per la vendita diretta.


“Siamo lieti di aver intrapreso questa collaborazione con Salerno Pulita – dice Emiliano Sanges, presidente della cooperativa sociale Apeiron – per l'utilizzo del compost presso i nostri siti di agricoltura biologica su terreni confiscati alle mafie. Impegno, tutela dell'ambiente e cura delle persone sono i nostri principi da sempre ed immaginarli di combinarli in un percorso di filiera sana è per noi molto importante. Un ciclo che, partendo dall'attenzione della comunità verso la raccolta differenziata si conclude e rigenera i terreni da un punto di vista nutrizionale, microbiologico e fisico, ma soprattutto etico. È un’opportunità per noi e per il territorio”.